Non profit

Alzheimer, una ruota per l’integrazione

Anziani/ Un progetto innovativo della Don Gnocchi a Roma

di Redazione

Ogni anno in Italia circa 150mila persone di ammalano di Alzheimer. Una patologia che, come le altre definite dementigene, isola la persona, la taglia fuori dalle relazioni e dagli affetti. Una malattia che, oltretutto, solo nel 20% dei casi si presenta da sola. È per questo che la Fondazione Don Gnocchi ha messo a punto un innovativo progetto per la gestione di questi pazienti così delicati. Fulcro del progetto, il nuovo reparto di riabilitazione del centro Santa Maria della Provvidenza, nella periferia romana.

La filosofia del progetto è semplice e complessa insieme: semplice perché parte dalla necessità di una continuità nell?assistenza di questi malati, dentro e fuori la struttura ospedaliera (e dunque un?integrazione fra sociale e sanitario). Complessa perché per raggiungere questo risultato, si è immaginata un?organizzazione a rete che integra i centri d?eccellenza (gli hub dove prestare cure specialistiche) e i servizi sul territorio (chiamati centri spoke, cioè raggi che si irradiano dall?hub, il mozzo della ruota).

Funzionerà così: il paziente sarà sottoposto alle cure mediche; una volta uscito dalla fase acuta, sarà restituito al ?territorio? con un progetto personalizzato di assistenza. Un cammino reso possibile dal collegamento fra hub e spoke: attraverso un database, sarà possibile conservare e consultare ogni informazione riguardante il paziente.

Come sottolinea Marcello Furno, docente di Scienze riabilitative dell?anziano, «gli aspetti innovativi del progetto sono molti: l?integrazione, il fatto di essere un sistema aperto che coinvolge la rete territoriale, l?introduzione del case manager, un esperto che segue ciascun caso».

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